Il “dialoghetto” tecnico: anno 1895

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Quando è nata la stampa tecnica per la divulgazione delle innovazione e l’informazione delle tecniche e delle novità nel campo della politica agraria? Fatte salve le memorie diffuse prevalentemente dalle Accademie di scienze come l’Accademia dei Georgofili a Firenze o quella dei Fisiocritici a Siena, delle vere e proprie riviste cominciano a diffondersi nel 1800.

La lotta ad oidio, fillossera e peronospora sono un forte incentivo alla loro diffusione.

La Settimana Vinicola è un settimanale Organo ufficiale dell’Associazione italiana dei fabbricanti e commercianti di alcol e viene pubblicato la domenica a Milano dall’Editore Sonzogno, contiene indicazioni sui mercati, i prezzi, le tecniche di coltivazione e le nuove tecnolgie enologiche. E un sacco di inserzioni pubblicitarie interessantissime.

Sul numero del 26 maggio 1895 troviamo una chicca, il format divulgativo che non ti aspetti e cioè il dialogo, botta e risposta, tra due viticoltori, Cecco e Beppe, sulle tecniche di difesa dalla peronospora, che dopo l’oidio e la fillossera, sta creando non poche difficoltà nei vigneti italiani.

Cecco e Beppe, dialogano sull’oppurtinità di fare i trattamenti con il rame, di farli tutti gli anni e su come farli, il primo è più restio, il secondo più razionale e progressista. Perchè i redattori abbiano fatto ricorso a questo mezzo di diffusione delle informazioni non lo sappiamo, forse un dialogo tra pari crea più fiducia? Un po’ come i social media dove uno vale uno?

Lasciamo la parola a loro, signore e signori a voi, Cecco e Beppe!!

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DIAMO UN TAGLIO ALLA SETE: come il vino italiano si trasforma in acqua e arriva in Kenya

Vinae - Diamo un taglio alla sete 2014. Foto di Lorenzo Burello. da www.diamountaglioallasete.org
Vinae – Diamo un taglio alla sete 2014. Foto di Lorenzo Burello. da www.diamountaglioallasete.org

Ci sono forme di innovazione che non vengono fermate dalla crisi. Ci sono forme di innovazione che in tempi di crisi nel nostro paese (ma magari anche negli altri) nascono come funghi. Ci sono forme di innovazione che forse sono sempre esistite ma che grazie alle forme di socialità e di condivisione, quelle umane e quelle in rete, riescono a diventare grandi con pochi, talvolta pochissimi, mezzi. Sono le iniziative di solidarietà e se avete sentito parlare della Miracle Machine (che non trasforma l’acqua in vino come ci avevano fatto credere in un primo momento ma il vino in acqua), oggi voglio raccontarvi una storia (un altro piccolo miracle?) tutta italiana che mi ha raccontato Luca Biffi, uno dei protagonisti.

La storia

Loro si chiamano “Fuori di sesta” e sono ex compagni di classe della Sesta Enologia (dopo la quinta negli Istituti Agrari con Specializzazione in Enologia c’è – o meglio c’era – la sesta) del 1994 dell’Istituto Agrario di Cividale del Friuli.

Oggi (forse un po’ meno “fuori” di allora) sono enologi affermati e lavorano in aziende prestigiose in tutta Italia. Un giorno del 2006 si ritrovano e pensano di fare un vino insieme, ma vino, amicizia e idee messi insieme possono dare grandi risultati e quello che doveva essere un prodotto per pochi amici, diventa un progetto di solidarietà che da allora cresce di anno in anno. Succede infatti che nello stesso 2006 i Fuori di Sesta conoscono l’opera e l’attività di Fratel Dario Laurencig, un missionario comboniano che dal 1977 opera in Kenya e in Sud Sudan e la cui attività principale è quella di scavare pozzi di acqua potabile nel deserto. Pozzi intorno ai quali nascono villaggi, scuole, centri medici..vita.

E allora il vino di pochi amici diventa Vitae e nasce il progetto Diamo un Taglio alla Sete, per raccogliere fondi da inviare a Fratel Dario e costruire pozzi.

Funziona così: ogni anno i Fuori di Sesta si ritrovano con i loro vini, li assaggiano e ne fanno un taglio (il primo anno fu un Tocai, nel 2008 un Merlot, poi è stato Vitae rosso e Vitae bianco, taglio di varietà diverse e regioni diverse). E’ questo il Taglio che si intende dare alla sete da cui viene il nome del progetto. Ogni azienda dona a titolo gratuito qualche ettolitro.

Una forma di pubblicità? Anche se non ci troverei niente di male non è così, perchè ci ho messo del bello e del buono per trovare (sul sito, sul libro che hanno pubblicato, nei comunicati stampa che colpevolmente qualche anno ho dimenticato di diramare) un elenco delle aziende dove lavorano i Fuori di Sesta e che mettono a disposizione il loro vino. Alla fine è venuta fuori una foto ripresa da un cartello dell’ultima festa di imbottigliamento. Eccola qua.

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Poi di anno in anno altre aziende di forniture si sono unite al progetto.

La vetreria, il fornitore di tappi in sughero e quello in tappi sintetici, lo scatolificio, lo studio grafico che ha realizzato loghi ed etichette, il centromobile di imbottigliamento (l’elenco completo lo trovate sul loro sito). Perchè tutto, dalla bottiglia, alla capsula, a i tappi, le scatole ecc ecc viene fornito gratuitamente.

Anche il vino, perchè le bottiglie di Diamo un Taglio alla Sete non sono in vendita ma vengono regalate. Non è una vendita, l’hanno chiamata Solidarietà Premiata: sarà chi riceve le bottiglie che farà poi un’offerta direttamente a Fratel Dario.

La festa dell’imbottigliamento

locandina_diamo un taglio alla sete.pdfIl momento clou del progetto è l’imbottigliamento che si tiene ogni anno una sabato o una domenica di maggio (per inciso l’annata del Vitae, nella sua qualità di Taglio non è quella della vendemmia bensì quella dell’imbottigliamento). All’inizio erano i Fuori di Sesta, i loro amici e le loro famiglie: una domenica a lavorare insieme per imbottigliare e confezionare a mano, due salsicce e la polenta (poteva mancare?).

Sabato scorso, il 17 maggio, per l’imbottigliamento del Vitae 2014 (quest’anno un bianco e un rosso) a Nimis c’erano circa 500 persone, qualcuno a lavorare, qualcuno solo a curiosare o a mangiare, tutti per contribuire e aiutare Fratel Dario.

 A proposito, i Fuori di Sesta non sono hobbisti, i vini che fanno sono roba seria e il Vitae rosso e bianco, non è da meno: anche se chi lo acquista lo fa per fare un gesto di solidarietà, la qualità del vino non lo deluderà.

E se a Cana gli invitati si lamentarono perchè il vino che venne per ultimo (quello miracolosamente ottenuto dalla trasformazione dell’acqua) era il migliore, che cosa dovremmo dire di un ottimo vino destinato ad essere trasformato in acqua?

Per maggiori informazioni sul vino, sui progetti di Fratel Dario in Africa e per contribuire potete visitare il sito: http://www.diamountaglioallasete.org/